Nell’immensità nera del tuo dolore,
perché di tanta difesa?
Il reticolato dei rami sulla pupilla,
chiude il tuo mondo in terrore eterno,
tu possessiva, stupenda selvaggia.
Finché v’è qualcuno che negli occhi ti guarda,
il dolore è egoista:
non attende all’altro che alla vittima,
la compassione vigile, la sua solitudine
fragile, in tiranno trasforma.
Stai convulsamente, non metti piede sul prato.
Qui tira sempre il vento.
E siamo liberi, ma tu non comprendi:
qui anche la gioia comune nasce dal tormento.
Qui tutti mancano di coraggio.