Il numero della carta d’identità scaduta s’imprime
sulla tua schiena, il cortile s’incendia come il
carburo. Nel sonno il bimbo si tira su di nuovo,
sogna la sua bicicletta rubata e il questore, colui che
con elmo d’argento e nel’uniforme da marinaio
fluviale, porta al patibolo il ladro della bicicletta.
Torvamente, per la voluttà, stiamo vogando,
sullo Stige mattutino.
Voce di vecchietta gracida nel cortile,
i nostri sogni pestano sulle zucche marce.
Ti amo, mia diletta,
con gli occhi roventi mi guardi, incendio
di macchia nello sguardo tuo. Incendio
doloso sul lenzuolo fungoso.
Mura uggiose
sudano il tormento d’amore,
bolle il nostro frigorifero.
Nella carta d’orata ferve la margarina.
L’alba è pronta
per assestarti la botta. Non mi salverai nemmeno tu.
Il contatore del gas ticchetta. Stai facendo il bagno.
I ragazzi aspettano. Come fai a guardarli?
A questo che penso sempre. E non lo so…
non mi interessa. Nel cuor nostro faremo un patto
con la vita, poi avventiamoci uno contro l’altro,morto
contro morto, frettolosamente, in decadenza.