Incunearsi nel varco della porta del futuro. Con il
diritto, che si deve. Liberare il tuo sorriso dalla cella
del rigore del tuo viso. Ti vedo al rallentatore di un
conflitto, mentre caschi nella storia. Sul tuo polmone
manifesto dei cani smarriti. Sui tuoi oggetti inanimati
mani estranei lasciano l’impronta del tradimento.
Sei una leggenda. Non rivendicabile arcobaleno sopra
le quinte degli alberi. Non ti interroga il vento
perché porti sul tuo viso da icona, la maschera dipinta
dal dolore. Ne tuo sguardo da eclissi s’ammutoliscono
i pani senza croce. Con gli occhi miei guardi la protesta
della libertà rivendicanti fiumi. Da allora, nel mio
petto squilla la campana suonata a martello, dacché so,
che non vuoi risorgere a una morte nuova.
Sotto il cielo grigio - sarcofago, dentro di me in punta
di piede cammina la speranza, che un giorno ci
incontreremo ancora, dopo questa vita portata avanti
sulle spalle. E non potranno più contraddire le tue
parole dal profumo di rabarbaro, con le lancette del
orologio delatorio, i fulmini non potranno testimoniare
contro di te, che ti sei buttata davanti al tribunale di
Dio, per diffenderci col proprio corpo.